martedì 12 novembre 2013
"PER UNA SCUOLA LENTA E NON VIOLENTA"
1
IL DIRITTO ALL'OZIO
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
2
IL DIRITTO A SPORCARSI
a giocare con la sabbia, la terra, l'erba, le foglie, l'acqua, i sassi, i rametti
3
IL DIRITTO AGLI ODORI
a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura
4
IL DIRITTO AL DIALOGO
ad ascoltare e poter prendere la parola, interloquire e dialogare
5
IL DIRITTO ALL'USO DELLE MANI
a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare,
incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco
6
IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura
7
IL DIRITTO ALLA STRADA
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
8
IL DIRITTO AL SELVAGGIO
a costruire un rifugio-gioco nei boschetti,
ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi
9
IL DIRITTO AL SILENZIO
ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell'acqua
10
IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle
Scritto da GIANFRANCO ZAVALLONI
Maestro elementare per 16 anni, poi dirigente scolastico a Sogliano al Rubicone in Romagna, burattinaio per passione, teorico della “pedagogia della lumaca” come della “contadinanza” attiva, e tante altre cose ancora, che puoi ascoltare QUI, in una MERAVIGLIOSA INTERVISTA!
Purtroppo, questo grande militante umano dalla parte dell'infanzia è scomparso l'anno scorso, ricordiamolo ascoltandolo!
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fantastico
RispondiEliminaUna meravigliosa scoperta per chi non lo conosceva.
RispondiEliminaEcco, i miei preferiti sono il primo (l'ozio: questo sconosciuto!), il nono e il settimo, il "diritto alla strada". Anzi, quello che forse forse, in questo momento, m'intriga di più, perché mi sembra più "contestualizzato", più vicino a noi genitori di bambini che, nella maggior parte dei casi, vanno in giro (Quinto, Nervi) sempre accompagnati da un adulto...
RispondiEliminaPotrebbe risultare curioso e magari stimolante e magari utile cercare di capire se questa abitudine sia una necessità, un mero dato di fatto, la conseguenza di un cambiamento culturale oppure un alibi per contenere le proprie ansie.