domenica 7 giugno 2020

SPETTACOLI!


Martedì 9 Giugno 2020
alle ore 21.30
in diretta live al seguente link
 sulla piattaforma ZOOM:
Meeting ID: 927 1977 4129
Password: 467435

Si concludono online i laboratori di Teatro Educazione condotti da Officine Papage presso l'Istituto Comprensivo Quinto Nervi di Genova.
Dopo l'interruzione dell’attività in presenza, dovuta alla chiusura delle scuole, la compagnia ha deciso di continuare sul web il percorso intrapreso e portare a compimento il progetto, che quest’anno festeggia il suo 10° anniversario.


Menefreghismi ovvero che me ne frega dell'uomo che piantava gli alberi
20 ragazzi della secondaria di primo grado e alcuni delle superiori disegnano un ritratto grottesco, tagliente e ironico della loro ‘strana’ età, fatta di moltissimi “non me ne frega” e di un ostentato disinteresse per la maggior parte delle cose. “Boh” è la risposta più frequente ad ogni domanda, quella che la fa da padrona durante le chiacchierate/interrogatori con ogni adulto di riferimento.
Il lavoro mette in scena la caricatura di una generazione apparentemente ‘piallata’ al disinteresse totale per la vita che gli scorre accanto, tra genitori iperprotettivi o assenti, insegnati noiosi e autoritari, amici da imitare, da superare a volte da evitare. In mezzo a questa inedia, all'improvviso esplodono guizzi di energia e di interesse per alcune cose che fanno davvero ridere, sorridere e… pensare, mettendo a nudo fragilità e tenerezze fino all’inevitabile lieto fine.
La drammaturgia è originale, i ragazzi si sono messi in gioco nel raccontarsi e nel definirsi: un lavoro di approfondimento e presa di coscienza intenso all'insegna del divertimento.

RodariAmo
Il lavoro ha coinvolto i bambini della scuola primaria e si è sviluppato sulla lettura e l'analisi di alcune delle storie più famose della raccolta “Favole al telefono” di  Gianni Rodari. I nostri piccoli attori ci racconteranno le vicende dei personaggi e daranno vita alle immagini poetiche di Rodari, rielaborate e riassunte in piccoli video e momenti in diretta online.

giovedì 4 giugno 2020

Specchi

Tutti a parlare di scuola, bersaglio facile, pochi sanno come inquadrarne il centro e lanciano dardi a caso. Tutti a parlare degli altri paesi, dove la scuola si sarebbe riaperta. Non lo dicono che in Germania metà stanno in classe, su base volontaria, metà a casa. In Francia, idem, a due settimane dalla fine dell'anno. Particolare concetto di "riapertura". In Olanda sono richiesti 4 metri quadrati a studente per i distanziamenti di classe, sono nella nostra stessa situazione. Altrove, non si è minimamente investito sulla Didattica a Distanza ("di emergenza", se è meglio) e il vuoto di questi mesi è stato più abissale del nostro. Facile leggere i titoli. Tutti a parlare di un settembre misterioso, non pianificato. Ma non è così, non si fa altro, a scuola. Oggi, ci siamo fatti tre ore di Consiglio d'Istituto, come ovunque. Con mille dubbi, mille incognite, sì. Le stesse che ci sono fuori dalla scuola: numeri, curva epidemica, disposizioni, DPI, riuscire a sconfiggere del tutto i rischi pandemici. Con in più gli organi collegiali, la didattica, gli esami, la riorganizzazione del personale, la composizione delle classi, tutti i nuovi criteri da normare.
Ma come, i bar sono aperti e le scuole no? Si sente il mugugno modello-base. Davvero è un criterio logico di analisi? Non si va neanche a un concerto, o allo stadio, se è per questo. Come mai?
Si parla di lezioni all'aperto: concetto romantico, l'arcadia, l'Attimo Fuggente. Fosse fattibile. Non spiegano dove reperire gli spazi, il personale, come gestire la logistica, gli spostamenti dei piccoli - infanzia e primarie. Non viviamo tutti in ampie pianure piene di spazi, decongestionate dal traffico. Non spiegano cosa sarebbe successo oggi, con la pioggia, ai milioni di studenti italiani. Tutti a casa? O tutti in classi-hangar che non ci sono. Allora costruiamole, si propone. Cosa, le classi-hangar? Come si fa a impostare la riapertura di una ISTITUZIONE della Repubblica valutando le previsioni del tempo?
Forse è meglio investire su un ritorno alla normalità, spendere le risorse per mettere in sicurezza gli edifici che abbiamo, troppo spesso fatiscenti, invece di aggiungervi ulteriore edilizia provvisoria.
Tutti a parlare di scuola, pochi che ne conoscano la vicenda interna, l'immane opera di riorganizzazione di questi mesi, lo scapicollarsi per tenere agganciata una generazione. Ah, la situazione è difficilissima, certo, la scuola italiana ha mille difetti e contraddizioni, come la nazione tutta, ministeri in primis. L'Italia ha visto l'esplosione di Chernobyl, una deflagrazione da cui sta uscendo con gradualità e prudenza. Forse, un buon modo, che sa di umanità più che di profitto. Altrove si sente un altro sapore, più acre, come ci racconta la cronaca mondiale.
La scuola è il nostro specchio. Non si è mai fermata, in realtà. Aiutiamola, aiutiamoci. Tanto, ce la faremo, a prescindere. Al netto della retorica.