giovedì 7 aprile 2016

SPAZI FAMILIARI E SOCIALI: QUALI ALLEANZE E CONFINI?

Il 22 marzo si è tenuto a Nervi il primo appuntamento organizzato dall'associazione AltreMenti per il ciclo di incontri di formazione "Così lontani così vicini".
In attesa del secondo appuntamento previsto per martedì 27 aprile, sempre alle 17.00 presso la Sala Conferenze di Piazza Duca degli Abruzzi, a Nervi, ecco un breve e imperfetto riassunto di quanto detto in quell'occasione dalla psicologa Rita La Valle e dal pedagogista Andrea Maggiolo.

Il processo di crescita e di emancipazione della persona affonda le radici nella famigliaLa storia familiare è già ricca nel momento in cui veniamo al mondo, perché esistono delle fasi nella vita di una famiglia precedenti la nascita del figlio. Ecco perché la comunicazione tra genitori e figli deve essere organizzata come una costruzione progressiva nel tempo, affrontando al momento opportuno le varie fasi di sviluppo individuale e famigliare.

La preparazione teorica è importante e negli ultimi anni alle famiglie sono offerte molte opportunità di formazione e informazione che per le generazioni passate non erano neppure ipotizzabili. Questo da un lato è un’opportunità, dall'altro è anche la dimostrazione di un’esigenza di aiuto e sostegno che non è mai stata così avvertita. La società occidentale è cambiata negli ultimi vent'anni in modo molto rapido e per molti punti di vista in maniera radicale; questi cambiamenti hanno avuto conseguenze importantissime all'interno della famiglia. Pietropolli Charmet ed altri studiosi hanno ben definito questo importante passaggio dalla famiglia etica e normativa, che aveva il mandato di trasmettere valori e un sistema di regole certe e condivise, alla famiglia affettivapiù propensa a trasmettere amore che norme e in cui l’obiettivo è la felicità dei figli, il rifiuto della frustrazione e dell’autorità.
I genitori di oggi sanno come non vogliono essere, ma non sanno che strumenti adottare e spesso confondono l'autorità, che rifiutano, con l'autorevolezza, che però non sanno conquistare e mantenere.

Nella famiglia nucleare i genitori devono poter esercitare il proprio ruolo rispettando alcuni «sottosistemi»: questi hanno funzioni e caratteristiche precise, che dipendono anche dall'età e dal sesso di chi ne fa parte.
sottosistema coniugale - la coppia adulta deve essere in grado di difendere il proprio sottosistema da eventuali interferenze (suoceri, amici, figli). La coppia coniugale ha un rapporto di reciproco sostegno e il funzionamento della coppia è un esempio di modello di interazione e anche di gestione dei conflitti tra individui "alla pari".
sottosistema genitoriale - si forma nel momento in cui nasce il primo figlio e ha il compito di nutrire, accudire, far crescere e guidare alla socializzazione. I rapporti "di potere" sono sbilanciati ma è in questo sottosistema che si dà un importante esempio di gestione del conflitto "ad armi impari".
sottosistema fratelli/sorelle - si forma orizzontalmente tra i figli e va difeso, come gli altri, dall'invadenza altrui.
Questi sistemi sono separati da confini ed è fondamentale che questi confini rimangano ben evidenti affinché i vari membri della famiglia possano esercitare al meglio le proprie funzioni e garantire la salute del sistema famiglia. 
L’idea stessa di «confine» comporta quella di «conflitto». Oggi più di ieri è importante insegnare e imparare a gestire i conflitti come negoziazione, che comporta vantaggi per le due parti.
Il modo in cui i conflitti vengono gestiti dipende dalla propria storia familiare.
I sottoinsiemi familiari e i loro confini comportano degli schieramenti e fanno parte della gerarchia insita nel gruppo famiglia. In ogni struttura familiare, infatti, esistono specifici rapporti gerarchici: la gerarchia nasca dalla differenziazione delle funzioni individuali e dal riconoscimento reciproco delle personali competenze per il buon funzionamento del sistema famigliare. La gerarchia, in sostanza, è indispensabile: essa ha a che fare con il concetto di autorevolezza.

Il confine va letto anche come un'interfaccia, un qualcosa che separa e allo stesso tempo mette in comunicazione.
Si possono individuare diverse tipologie di confini.
  • I confini diffusi o troppo permeabili consentono sì la comunicazione tra i sottosistemi, ma senza la garanzia che l’informazione sia pertinente, cioè adeguata alla relazione tra i comunicanti e adeguata alla fase del ciclo vitale in cui ci si trova. Il rischio è che una scarsa attenzione a quelle che sono le diverse aree di competenza all'interno di una famiglia provochi il caos: è il caso, ad esempio, in cui gli adulti si mettano allo stesso livello dei propri figli (l'esempio della "mamma amica" o del genitore che si sostituisce al figlio anche nel linguaggio: "facciamo i compiti", "ci prepariamo per il compito in classe", ecc.), oppure che rendono partecipi i propri figli delle discussioni che avvengono tra di loro, magari nel tentativo di crearsi degli alleati in una sorta di formazione di battaglia. La delegittimazione del coniuge di fronte a un bambino provoca immancabilmente una perdita di autorevolezza della stessa coppia genitoriale: non è solo l’adulto accusato a perdere prestigio, ma anche chi lo sta denigrando. Il confine diffuso dunque consente un eccessivo passaggio di informazioni e di emozioni, con conseguenze difficilmente gestibili. I genitori alle volte non si prendono cura delle emozioni dei propri figli perché non sono in grado di gestire le proprie. 
  • I confini rigidi sono altrettanto disfunzionali di quelli diffusi. La comunicazione è interrotta e non si dà la possibilità di negoziare nuove regole nel momento in cui sorgano conflitti.
  • I confini distinti sono infine quelli adeguati alla relazione tra i vari sottosistemi e pertinenti alle diverse fasi del ciclo vitale di una famiglia.

La famiglia è come un organismo vivente e affronta diverse tappe di crescita. In questa crescita, essa tende a mantenere la propria identità e ad opporsi al cambiamento. Tuttavia durante il ciclo di vita essa deve cambiare per soddisfare le esigenze evolutive dei suoi componenti e per fronteggiare le situazioni più disparate e, soprattutto, le inevitabili fasi critiche. Ecco allora che una famiglia "sana" si caratterizza per una certa flessibilità, per la capacità di affrontare e superare ogni passaggio impedendo al proprio ciclo vitale di bloccarsi o di deviare.
Ogni fase va affrontata e superata e il livello di benessere famigliare è dato dalla regolarità con cui il gruppo ha attraversato e metabolizzato tutte le tappe di crescita e sviluppo.
Prima tappa: formazione della coppia. Si crea e si definisce un nuovo sistema coniugale. In questa fase la coppia si stacca non solo fisicamente dalle famiglie di origine e prende consapevolezza della formazione di un nuovo organismo sociale. Questa fase è delicatissima e spesso non viene vissuta o superata perché l'arrivo di un figlio è improvviso. 
Seconda tappa: nascita del figlio. La coppia lascia spazio al bambino e soprattutto lascia spazio al particolare intenso rapporto tra madre e bambino. In questa fase i nonni legittimano i propri figli come genitori e questa legittimazione è fondamentale per poter considerare superata la fase del distacco (prima tappa) e per tutelare anche dall'esterno la competenza dei nuovi genitori. 
Terza tappa: entrata a scuola. Il bambino esce nella società e i genitori, in particolare la madre, devono agevolare questo passaggio. Per ottenere questo è indispensabile che l'insegnante venga legittimato dai genitori (e viceversa), in caso contrario il rischio è la perdita di autorevolezza per tutti gli adulti di riferimento, genitori e insegnanti. Questa fase rappresenta la prima vera crisi famigliare: per i genitori è molto faticoso accettare modelli educativi e visioni del proprio figlio diverse dalle proprie. Spesso capita, poi, che la famiglia arrivi a questa tappa troppo concentrata e/o incentrata sul figlio, che fa da collante per la coppia. La socializzazione mette ansia nei genitori perché apre alla perdita di controllo. Un esempio  molto comune di questa ansia, presente più di frequente nelle madri, è il classico terzo grado cui i bambini vengono sottoposti appena usciti da scuola: "hai mangiato? sei stato interrogato? che compiti hai? cosa avete fatto in classe? cosa ha detto la maestra del compito?".
L’onnipotenza materna che contraddistingueva l’educazione del bambino prima dell’ingresso nella scuola diventa impotenza poi: "quando è a scuola io non posso controllarlo".
Quarta tappa: adolescenza. Il bambino deve trovare un equilibrio già prima dell’adolescenza e questa fase può essere meno critica se tutte le tappe che l'hanno preceduta sono state metabolizzate. La tendenza del figlio adolescente è quella di mettersi sullo stesso piano dei genitori e, contemporaneamente, rimanere ben saldo all'interno della famiglia. Questa richiesta è difficile da gestire e può mettere seriamente in crisi la famiglia più sana. Si tratta poi di una fase difficile anche per altri fattori non direttamente collegati alla presenza del figlio adolescente ma all'età anagrafica della famiglia: spesso questo periodo coincide con la presenza di anziani bisognosi di assistenze e cura, altri figli di età diversa con esigenze differenti, incupimenti al pensiero di non essere più giovani...
Quando i figli sono adolescenti, i genitori si rassegnano alla rinuncia di controllo. Questa rinuncia provoca ansia quando l'adolescente non c’è e, spesso, rabbia quando c’è.
Quinta tappa: la famiglia trampolino. I figli lasciano la famiglia d'origine e questa deve agevolare questo passaggio naturale.

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