martedì 10 febbraio 2015

Gruppi WhatsApp per genitori: quando intorno alla scuola si scatena l’inferno!

Dal sito romagnamamma.


Premessa: nessuna madre è perfetta. Siamo tutte in ansia, sull’orlo di una crisi di nervi, prese da mille dubbi, incombenze, fatiche quotidiane.
Però, però, però. I gruppi Whats App dei genitori delle scuole elementari (e non solo) a volte sono insostenibili. Ne faccio parte anche io, ci mancherebbe. Sei un’aliena, oggi, se non senti lo squillo del messaggio almeno venti volte al giorno. Per la raccolta fondi per le uscite didattiche; per annunciare la festa di compleanno di Tizio, Caio e Sempronio; perché il bambino X ha dimenticato il libro a scuola e continuerà a urlare di disperazione se i compagni non gli mandano adesso, in questo preciso istante, la foto della pagina da studiare; per dare il benvenuto a quel papà che solo ora, dopo quattro mesi di scuola, si è accorto che esiste questo imperdibile gruppo WhatsApp; per organizzare una gita domenicale tutti insieme, visto che i nostri figli non ci stanno abbastanza, insieme (quaranta ore alla settimana per altri cinque lunghi anni, citando il caso nostro).
Un’amica, davanti a un caffè, mi ha raccontato della polemica che si è scatenata nella classe di sua figlia: in una bella giornata di sole di gennaio, la maestra ha osato portare i bambini a giocare in cortile. Apriti cielo: e se sudano? E se si ammalano? E se cadono? E se si sporcano? Chissà se alla maestra saranno fischiate le orecchie: ché tanto, se non li avesse portati fuori, qualcun altro avrebbe fatto del gran chiasso per criticare il fatto che non li aveva portati all’aperto nonostante il tempo sereno e l’aria simil-primaverile.
A volte, viene quasi da incasellare le mamme e i papà in certe categorie rigide, visto che dall’uso dei social, oramai, si capisce molto delle persone. Per un sociologo, ci sarebbe pane per i propri denti a sguazzare nei gruppi di cui sopra: ne verrebbe fuori, di certo, un’analisi reale e moderna del parco genitori. Un po’ come hanno fatto gli allievi della Scuola Holden di Torino con la collana “Save the parents” (vedi gli esilaranti “Manicomio giardinetti” and company).
Capita spesso di non riuscire a credere al contenuto di quei trilli insistenti. Come qualche sera fa. Una mamma albanese (qui l’aggettivo sulla provenienza è d’obbligo per cogliere il senso della storia), davanti al figlio che le chiedeva di aiutarla a scrivere cinque parole che iniziassero con le sillabe SA-SE-SI-SO-SU, ha scatenato l’inferno. Una mamma non ha capito la richiesta e ha cominciato a digitare dei punti interrogativi. Un’altra si è messa in agitazione perché il suo bambino, quel compito, mica l’aveva fatto. Un babbo super zelante ha iniziato a consigliare meravigliosi vocaboli: super, sale, silenzio, sottana, serpente, signora, suocera (non si fermava più). Io, nel frattempo, sono andata a dormire. Ma dal letto ho continuato a sentire, per almeno un’altra ora, messaggi che vibravano.
Ma ce n’era davvero bisogno?



Silvia Manzani è giornalista professionista, ha lavorato per diverse testate locali. È anche educatrice di asilo, ha due lauree e un'agenda di contatti da fare invidia a un pr. Cura i contenuti editoriali di romagnamamma.it. Per contattare Silvia, scrivi a silvia@romagnamamma.it 

1 commento:

  1. Nessuno mi convincerà mai della bontà di appartenere a un gruppo whatsapp di genitori.
    RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!

    L'unica salvezza è la RESISTENZA!


    RispondiElimina