Dal sito romagnamamma.
Premessa: nessuna madre è perfetta. Siamo tutte in ansia, sull’orlo di una crisi di nervi, prese da mille dubbi, incombenze, fatiche quotidiane.
Però, però, però. I gruppi Whats App dei genitori delle scuole elementari (e non solo) a volte sono insostenibili.
Ne faccio parte anche io, ci mancherebbe. Sei un’aliena, oggi, se non
senti lo squillo del messaggio almeno venti volte al giorno. Per la
raccolta fondi per le uscite didattiche; per annunciare la festa di
compleanno di Tizio, Caio e Sempronio; perché il bambino X ha
dimenticato il libro a scuola e continuerà a urlare di disperazione se i
compagni non gli mandano adesso, in questo preciso istante, la foto
della pagina da studiare; per dare il benvenuto a quel papà che solo
ora, dopo quattro mesi di scuola, si è accorto che esiste questo
imperdibile gruppo WhatsApp; per organizzare una gita domenicale tutti
insieme, visto che i nostri figli non ci stanno abbastanza, insieme
(quaranta ore alla settimana per altri cinque lunghi anni, citando il
caso nostro).
Un’amica, davanti a un caffè, mi ha raccontato della polemica che si è scatenata nella classe di sua figlia: in una bella giornata di sole di gennaio, la maestra ha osato portare i bambini a giocare in cortile.
Apriti cielo: e se sudano? E se si ammalano? E se cadono? E se si
sporcano? Chissà se alla maestra saranno fischiate le orecchie: ché
tanto, se non li avesse portati fuori, qualcun altro avrebbe fatto del
gran chiasso per criticare il fatto che non li aveva portati all’aperto
nonostante il tempo sereno e l’aria simil-primaverile.
A volte, viene quasi da incasellare le mamme e i papà in certe
categorie rigide, visto che dall’uso dei social, oramai, si capisce
molto delle persone. Per un sociologo, ci sarebbe pane per i propri
denti a sguazzare nei gruppi di cui sopra: ne verrebbe fuori, di certo,
un’analisi reale e moderna del parco genitori. Un po’ come hanno fatto
gli allievi della Scuola Holden di Torino con la collana “Save the
parents” (vedi gli esilaranti “Manicomio giardinetti” and company).
Capita spesso di non riuscire a credere al contenuto di quei trilli insistenti. Come
qualche sera fa. Una mamma albanese (qui l’aggettivo sulla provenienza è
d’obbligo per cogliere il senso della storia), davanti al figlio che le
chiedeva di aiutarla a scrivere cinque parole che iniziassero con le
sillabe SA-SE-SI-SO-SU, ha scatenato l’inferno. Una mamma non ha capito
la richiesta e ha cominciato a digitare dei punti interrogativi.
Un’altra si è messa in agitazione perché il suo bambino, quel compito,
mica l’aveva fatto. Un babbo super zelante ha iniziato a consigliare
meravigliosi vocaboli: super, sale, silenzio, sottana, serpente,
signora, suocera (non si fermava più). Io, nel frattempo, sono andata a
dormire. Ma dal letto ho continuato a sentire, per almeno un’altra ora,
messaggi che vibravano.
Ma ce n’era davvero bisogno?
Silvia Manzani
Silvia Manzani è giornalista professionista, ha lavorato
per diverse testate locali. È anche educatrice di asilo, ha due lauree e
un'agenda di contatti da fare invidia a un pr. Cura i contenuti
editoriali di romagnamamma.it.
Per contattare Silvia, scrivi a silvia@romagnamamma.it
Nessuno mi convincerà mai della bontà di appartenere a un gruppo whatsapp di genitori.
RispondiEliminaRESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!
L'unica salvezza è la RESISTENZA!