Nel salotto di attesa, i pazienti, mentre attendono, navigano con gli smartphone. Se i genitori accompagnano i figli, entrambi ‘ammazzano’ il tempo, ‘facendo la stessa cosa. Una volta, ricordo che stavo su una nave con mio figlio ed eravamo in procinto di partire per la Sardegna. Mi ha fatto fare tutto il giro della nave e per ogni cosa mi chiedeva: "… perché quello è così, oppure colà…." Ed io, naturalmente rispondevo.
Oggi i bambini, anche piccoli, invece di chiedere a mamma o papà, chiedono a SIRI (per chi non lo sapesse, Siri è un assistente digitale installato sull’iPhone). La morale, ammettendo ce ne sia una, è che i bambini quando hanno una domanda, la fanno a chi risponde. Siri risponde sempre, i genitori sempre meno. I nostri figli, non interagiscono più in un mondo reale (chiedono a Siri). E’ un dato di fatto. La colpa è ovviamente dei genitori perché spesso predicano bene ma razzolano male, molto male. Ad esempio chi si sente immune da questa critica? Quanti di voi vanno a letto con il telefonino? Quanti di voi in questo momento non sono ‘connessi’? Avete il vostro partner alla guida invece di parlare con lui, state leggendo questo articolo? Vostro figlio vi chiede una cosa ma state rispondendo ad un post di Facebook oppure ad un messaggio di Whatapp, oppure ad un sms oppure …. Insomma caro genitore, stai con tuo figlio ma in realtà stai altrove.
È indubbio che questo oggetto fa parte di noi. E’ più facile non indossare
l’orologio che uscire di casa senza di lui. E’ pieno di tecnologia
(infatti il telefono è l’accessorio spesso meno usato) e ci fa stare in
contatto. Il gruppo ieri si ritrovava con il pallore o il gioco della
campana, oggi con l’oggetto perchè permette al gruppo di ‘ritrovarsi li’
e non più al famoso ‘muretto’. Il gruppo appunto è da sempre e da
tutti, riconosciuto come fondamentale per costruirsi una identità esterna alla famiglia (permette di affrancarsi) e si realizza oggi anche (forse: solo) attraverso relazioni virtuali.
Negli USA, alcuni ricercatori di un centro medico di Boston confermano che questa è oramai diventata una tendenza che poi vuol dire, uno stile di vita.
Lo studio, fatto nel 2013 nei mesi estivi (luglio e agosto)
evidenzierebbe che i genitori si interessano di più del proprio
cellulare che dei propri figli. L’ambiente ove si è svolto lo studio
era, pensate un po’, un fastfood, tipo Mcdonald’s per intenderci (solo
agli americani vengono queste idee). Bene, nel fastfood i ricercatori
avevano coinvolto 55 famiglie; il loro compito era semplicemente:
consumare un pasto. L’osservazione ha evidenziato che 40 famiglie
vedevano i genitori a volte ‘distratti‘ con sms, a
navigare su internet, a telefonare per quasi tutta la durata del pranzo.
15 gruppi invece, non hanno fatto altro: interagire con il cellulare.
Qualcuno
dirà che viviamo in un mondo complesso e la tecnologia, che è diventata
pervasiva, ci fa spesso confondere il tempo (che prima era nettamente
scaglionato: un tempo per il lavoro e uno per la famiglia) tra la vita
privata che spesso, troppo spesso, si sovrappone e si intreccia con tutto il resto. Tutta questa tecnologia, che permette l’intreccio di sui sopra, deprime la relazione
genitore-figlio. L’influenza della tecnologia diviene destabilizzante.
Per non demonizzarla in modo unilaterale, a suo favore dobbiamo anche
ammettere che in certe cose ci sono vantaggi evidenti ad esempio per la
formazione, la comunicazione, scambio di materiali didattici, giochi
formativi, etc.
Gli
esperti (psicologi e ricercatori) ritengono che i genitori dovrebbero
limitare l’uso di cellulari o tablet, perché i ragazzi, in assenza di
questo ‘contenimento costruttivo’ tendono a vivere in un mondo sempre meno reale ma pieno di finzioni (la tecnologia ne inventa una al giorno). Vivere nella perenne finzione, porta inevitabilmente ad un conflitto con la realtà. Il risultato di queste ‘distrazioni’
genera, e sono sotto l’occhio di tutti: bambini passivi o aggressivi,
indisciplinati, irrequieti, chiusi nelle proprie stanze (il cortile non
esiste più). Questi bambini sono tendenzialmente più soggetti all’ansia oppure alla collera spesso violenta.
Ecco che a
questo punto, i genitori si avvalgono di specialisti perché non sono in
grado di comprendere più i loro figli (come potrebbero date le
premesse). In questo contesto ammettono di non essere più in grado di
gestire la situazione. Vengono da noi per avere la formula magica in
grado di ‘aggiustare’ tutto in particolare il loro figlio.
Come se ne esce.
Cari
genitori, ascoltate di più i vostri figli, dedicategli più tempo, quando
entrate in casa, lasciate la tecnologia fuori di cassa, le cose
andranno sicuramente meglio.
Però non è
così facile, il prossimo Homo, si chiamerà Ciberneticus. Tutte le
regole, anche quelle psicologiche che regolano i rapporti genitori figli
saranno inevitabilmente riscritte e rimodulate.
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