domenica 18 marzo 2018

Gli italiani, le italiane e gli stereotipi di genere

In occasione della Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne 2017, l'Istituto IPSOS ha realizzato per WeWorld Onlus ​​​​​​​un'indagine sulle opinioni degli italiani a proposito degli «stereotipi di genere».
La ricerca ha individuato i principali stereotipi cui la donna è soggetta intervistando un campione di 1000 persone, uomini (49%) e donne (51%) tra i 18-65 anni.

I risultati dimostrano che molti preconcetti, a partire da quelli di antidiluviana memoria legati al successo professionale e alla maternità, sono saldamente ancorati alla quotidianità dei nostri connazionali e che su questo le differenze di genere non fanno, purtroppo, differenza...
Anzi, come sostengono gli stessi relatori, sono proprio le donne italiane a rafforzarli.


  • Il 33% delle italiane afferma che tutte le donne sognano di sposarsi (gli uomini sono d'accordo al 38%).
  • Il 30% delle italiane, in totale accordo con gli uomini intervistati, afferma che la maternità è l’unica esperienza di piena autorealizzazione per una donna.
  • Il 12% delle intervistate si dichiara molto d’accordo nell’affermare che per l’uomo più che per la donna è molto importante avere successo nel lavoro.
Insomma, per farla breve, la popolazione italiana ritiene sacrosanti anche questi "valori":
  • La donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo (65%)
  • Per una donna è molto importante essere attraente (62%)
  • In presenza di figli piccoli è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa coi bambini (36%)
  • È soprattutto l’uomo che deve mantenere la famiglia (28%)
  • Avere un’istruzione universitaria è più importante per un ragazzo che per una ragazza (17%)
  • È giusto che in casa sia l’uomo a comandare (13%)
Stando così le cose, non ci si può più davvero stupire e forse neanche indignare dell'infografica realizzata dall'ISTAT per la Giornata Internazionale della Donna 2018: 


Siamo più istruite, ma vi diamo poco peso; ci informiamo di più, ma male; impieghiamo il tempo libero in attività culturali, ma sarebbe meglio se restassimo a casa a friggere polpette.


Marco Chiesara, presidente di WeWorld Onlus, è uno dei pochi che non si fa illusioni: per combattere la violenza domestica "sommersa", cioè non dichiarata o non percepita, e quella "assistita" (cioè quella subìta dai minori che assistono, appunto, alle violenze tra le mura di casa), «ogni giorno bisogna combattere gli stereotipi là dove si pensa che non possano esistere: nella mente delle donne stesse».
Intervistato da Greta Di Maria per D.it, il periodico online di Repubblica, dichiara che, oltre agli stereotipi di genere messi in risalto dall'indagine IPSOS, sono allarmanti i dati sui comportamenti discriminatori nei confronti delle donne ritenuti "accettabili".
Riporto dall'articolo:
  • per il 19% degli intervistati è accettabile scherzare e offendere con battute a sfondo sessuale;
  • per il 17% è accettabile fare delle esplicite avances fisiche;
  • per l’8% è accettabile umiliare verbalmente una donna.
Inoltre, per il 10% degli intervistati è accettabile costringere una donna a cercare un altro lavoro, impedire ad una donna qualsiasi decisione sulla gestione dell’economia della famiglia, controllare le amicizie della donna (8%), rinchiudere una donna in casa e controllare uscite e telefonate (7%), insultare o minacciare (6%) e requisire lo stipendio a una donna (5%).
«La strada per raggiungere la vera parità di genere parte dal modo in cui le donne considerano se stesse fin da piccole» conclude Chiesara, «cambiare le mentalità è un processo molto lungo [...] la violenza si combatte con la prevenzione e la prevenzione deve passare necessariamente anche da una corretta educazione».

M. Ruggieri







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