Si è concluso il primo PerCorso del progetto INCOMINCIO DA...3 (clicca QUI come memento), per 12 genitori di Nervi.
Abbiamo pensato di condividere alcuni punti su cui, come gruppo, abbiamo lavorato e riflettuto durante queste intense (emotivamente parlando) 4 settimane. Il primo impulso, infatti, sin dal primo incontro, è stato quello di continuare a parlarne, non solo a casa, ma di coinvolgere amici e conoscenti in questo lavoro, di capire meglio insieme, di aiutarsi, anche.
INCOMINCIO DA...3 è un progetto di prevenzione dei comportamenti di addiction (dal latino addictus = arrendevole, che si abbandona), ed è quindi rivolto a quelle famiglie in cui il problema ancora non si è manifestato o ancora non è percepito.
Ecco perché i genitori coinvolti hanno bambini piccoli, dai 5 agli 8 anni.
Il principale fattore di PROTEZIONE dai comportamenti di dipendenza, infatti, è proprio quella relazione genitore/figlio che si instaura
sin dai primissimi anni di vita. Esistono oggi atteggiamenti educativi
diffusi, tollerati o perseguiti con poco spirito critico, che predispongono al rischio: è importante coglierli con consapevolezza e adottare delle strategie educative pensate apposta per prevenirlo.
I genitori sono sempre 2!
È indispensabile trovare, all'interno della vita di coppia -quindi in assenza dei bambini- spazi di confronto e discussione sui temi legati all'educazione. La definizione delle regole e delle punizioni correlate dev'essere condivisa e, per arrivare a questa condivisione, è indispensabile meditare sui propri punti deboli. E' faticoso, ma i genitori sono i «contenitori» dei propri figli e i limiti devono essere ben definiti.
Attenzione sì. Dedizione no.
Non esiste il genitore perfetto e non si può controllare tutto. Un atteggiamento iperprotettivo o di dedizione nei confronti dei figli soddisfa -male, patologicamente- un bisogno dell'adulto, non una necessità del bambino. Inoltre crea una situazione di stallo, di dipendenza: da un lato il bambino sente o si convince di non poter fare da solo, senza l'aiuto della madre o del padre, e dall'altra sente o sa di non poter lasciar da solo il padre o la madre.
Lo spazio dei bambini va contenuto dai genitori, che vi costruiscono attorno gli argini/paletti, ma non va riempito dai genitori. Quello spazio ancora vuoto, infatti, dev'essere strutturato dal bambino, che così impara a diventare grande e, soprattutto, autonomo. E' la creatività naturale, di cui non bisogna privarli, che li fa crescere: spesso proprio
dalla NOIA (importantissima) i bambini tirano fuori qualcosa.
M. Montessori: «se un bambino sa fare una cosa e non la fa, non è un errore: è un danno!».
Il genitore è anche un individuo con il proprio spazio e con le proprie esigenze: i figli devono vederlo come persona, a prescindere dal ruolo di educatore, dalla posizione genitoriale che comunque esso assume. I bambini imparano da quello che noi siamo e da come ci rapportiamo al mondo esterno e non solo dalle regole che impartiamo.
La differenza tra la REGOLA e il COMANDO.
La regola è uno strumento che i genitori utilizzano per far crescere i propri figli, che insegna loro a fare da soli, ad essere indipendenti.
La regola va spiegata ma non discussa: può non essere accettata, ma deve risultare chiara, adeguata all'età (serve al bambino, non al genitore!) in modo che sia possibile rispettarla (regole impossibili: non sudare! non ti sporcare quando giochi!).
Dev'essere fondamentalmente giusta.
La regola comporta fatica e scontro, perché pone dei limiti e comporta una punizione nel caso non sia rispettata. Lo scontro aiuta a crescere.
La relazione REGOLA/PUNIZIONE.
La punizione, come la regola, dev'essere condivisa dai genitori e possibilmente anche con tutte le persone intime alla cerchia familiare, per avere una sorta di linea educativa comune.
Dev'essere finalizzata, cioé proporzionata alla regola (il termine usato è «creativa»), certa, accettabile e applicata con regolarità.
Il duetto regola/punizione aiuta anche a gestire le emozioni e i sentimenti, modificando il proprio comportamento in base alle proprie possibilità: devi fare così perché puoi farlo e perché ti serve, ma, se non lo fai, ti toccherà fare o non fare quest'altra cosa per recuperare un comportamento sbagliato...
Le punizioni non devono danneggiare esperienze di vita importanti (del tipo non vai in gita o a quella festa o salti la lezione di...), e neppure aver a che fare con le attività vitali (del tipo non mangi o mangi quello che non ti piace...), e, una volta concluse, non lasciano strascichi. Serve a poco farsi vedere "arrabbiati" (almeno quando i bambini sono ancora piccoli): l'arrabbiatura dei genitori può venir confusa con la loro delusione. La punizione
creativa dev'essere strettamente collegata con la regola: inutile che il bambino venga invitato a riflettere su ciò che ha fatto, più utile che ripari con un'azione parallela (del tipo se non metti in ordine i giochi -che è la regola- aiuterai la mamma a
mettere a posto i piatti o le tovaglie...).
G. Pietropolli Charmet parla addirittura dell'arte del castigo: «la punizione è un momento educativo molto alto: il bambino che trasgredisce non si aspetta di provare un dolore fisico o morale come conseguenza della sua azione, ma vuole vedere quale sarà la reazione degli adulti al suo superare i limiti fissati». Ecco perché il «buon castigo richiede tempo e astuzia».
Rispettare le tappe evolutive: tutto subito?
Alcuni bambini sono precocissimi in alcune cose e indietro in altre. L'esempio classico è che non sanno vestirsi da soli o allacciarsi le scarpe, mentre sono in grado di utilizzare un tablet o un computer.
Spesso si sente dire che i bambini di oggi sono più “svegli”, ma è solo perché si consente loro di bruciare le tappe evolutive.
Non è un valore, l'anticipazione.
Correndo troppo avanti, una volta raggiunta l'età adolescenziale si danno per pregresse, già vissute, esperienze che in realtà non sono state affatto esperite (classico esempio quello del fidanzamento o del bacio sulla bocca): non resta altro, all'adolescente “più sveglia/o” che aspirare a sballi maggiori.
Altro rischio, più prossimo, è anche quello che il rapporto genitore/figlio s'inverta e da qui il passo ai cosiddetti bambini tirannici è un attimo: una figura genitoriale debole può generare nei bambini attitudini dispotiche e prevaricatrici, che finiscono con l'imporre la propria volontà su tutto il resto della famiglia.
Educazione sessuale in famiglia: non è mai troppo presto.
È essenziale, perché i bambini sono bombardati da messaggi che rimandano all'eros e alla sessualità sin dall'età più tenera e nei modi più subdoli. Non è raro che assumano atteggiamenti o comportamenti prematuramente sessualizzati (abiti aderenti, trucchi, bacio in bocca, sono fidanzata/o con...), come se fosse necessario essere seducenti anche all'asilo.
I bambini osservano o assumono comportamenti che per loro non sono immediatamente comprensibili e hanno bisogno di risposte: i genitori devono prevenire la ricerca di queste risposte altrove. Il rischio è che abbia il sopravvento una visione distorta, mercificata e avvilente del sesso, che è molto difficile far rientrare poi nella sfera dell'affettività, dell'intimità, dell'amore e del rispetto.
Per rispondere bene, subito, senza imbarazzi, in termini precisi (non tecnici), con affetto e naturalezza, bisogna essere preparati!
I primi dodici...
Davvero sgorga dal cuore un ringraziamento per questa preziosa condivisione dei "primi dodici....". In questa recensione ci sono spunti utilissimi per riflettere sul rapporto genitori-figli e non solo. Aggiungerei che il Blog oltre ad essere uno strumento di comunicazione di rete, comincia ad assumere la forma di una "Trama lucente" (consiglio anche io la lettura di questo gioiello di A.Testa), dove i puntini luminosi rappresentano tutte quelle persone operose che contribuiscono a tessere meticolosamente questo intreccio costituito da pensiero-azione orientato alla crescita creativa di adulti e bambini insieme.
RispondiEliminaSaluti
Teresa Gigliotti
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EliminaChe meraviglia. Non vedo l'ora d'iniziare, di mettermi in discussione. Chiederò alle psicologhe del SERT come evitare di portarmi a casa la DEPRESsione. ;-)
RispondiEliminaDe Pres,
Lorenzo
P.s.: Grazie!
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RispondiEliminaBeh, la PRESsione, nel tuo caso, è inevitabile, però -e qui rispondo a nome mio personale, senza coinvolgere i miei colleghi di gruppo-, tra tutte le sensazioni e le emozioni che il corso ha suscitato non c'era posto per l'abbattimento... Piuttosto una gran voglia di parlare e di pensare a come cambiare certe piccole quotidianità, quelle su cui io e mio marito pestiamo il muso e su cui sembra di non ottenere mai risultati.
RispondiEliminaComplimenti per la relazione molto approfondita ed utile per chi non ha partecipato agli incontri, grazie per averci dato testimonianza di quanto emerso e affrontato, non so se riuscirò ad essere presente al prossimo ciclo ma mi farebbe piacere.
RispondiEliminaGrazie grazie
Germana
La mia DEPREssione è solo uno scherzo linguistico, come sai! ;-)
RispondiEliminaDE PRES,
L
complimenti. davvero. Federico Ghiglione
RispondiEliminaDavvero preziosa questa condivisione d alcuni temi trattati nell'incontro,appena mi era giunta voce della possibilità d partecipare a uno d questi incontri ho cercato d iscrivermi spero davvero d esserci riuscita.
RispondiEliminaElena S
Qualche settimana prima che inizi il secondo PerCorso, mercoledì 7 maggio, tutti gli iscritti verranno avvertiti via mail dalle operatrici che se ne occupano.
RispondiEliminahttp://www.coopminerva.org/index.php?option=com_content&view=article&id=154&catid=42
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