Il 7 febbraio 2017, martedì prossimo, sarà la prima giornata nazionale contro il bullismo nella scuola.
Per inciso, domenica 5 febbraio 2017 sarà la giornata nazionale contro lo spreco alimentare.
Difficile star dietro a tutte queste iniziative. Ho letto da qualche parte che ogni anno si contano più di 250 giornate celebrative, nazionali e internazionali, e che molto spesso celebrano argomenti che ai più non sembrano degni di particolari attenzioni. Pare ci sia anche la giornata nazionale del gatto e delle rane, per intenderci. Ma col bullismo non si scherza.
Neanche con la campagna "Spreco Zero", ma in questo caso abbiamo proprio a che fare con la scuola e un blog che si intitola scuolelevante si dà delle priorità.
Il simbolo della giornata è un nodo blu contro il bullismo e la data, volutamente, coincide con quella del Safer Internet Day indetto dalla Commissione Europea parecchi anni fa: sempre più spesso infatti il bullismo prende la forma di cyberbullismo. E questo soprattutto a scuola, che, essendo più di altri un luogo di aggregazione sociale, ha proprio il compito di mediare, o forse meglio tutelare la creazione dei rapporti sociali, prima tra i banchi di scuola e poi all'esterno (dove il cyberbullo impazza, ovviamente).
Il fenomeno del bullismo è in continua ascesa. Da un'analisi dei dati raccolti dai questionari INVALSI per l'anno scolastico 2014/2015 risulta che solo il 19% degli alunni di quinta elementare ha dichiarato di non aver mai subito comportamente aggressivi, il 48% ha dichiarato di averli subiti occasionalmente, e tutti gli altri hanno dichiarato di subirli settimanalmente o addirittura, il 10%, giornalmente.
C'è da tremare a leggere questi numeri.
I nostri figli, quelli che frequentano le scuole primarie e secondarie di Quinto e Nervi, in quale percentuale rientrano? Chiediamocelo. E chiediamolo a loro:
Sai cos'è un bullo? Ne conosci qualcuno? Come fai a dire che è un bullo? E' solo? Qualcuno lo aiuta, o lo protegge o lo appoggia? Qualcuno ride quando viene fatta una violenza contro un tuo compagno? Tu ridi? Stai zitto?
Queste, secondo me, sono le domande più difficili da fare. Perché è in queste situazioni che possiamo farci un'idea del tipo di genitori che siamo... che vorremmo essere... che dovremmo essere.
Probabilmente giornate come queste servono proprio a far riflettere gli "spettatori", coloro che non intervengono mai, che stanno in silenzio, che sono o, peggio, diventano indifferenti alla violenza e che non si aggirano solo nelle aule e nei cortili scolastici.
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