Sono una pedagogista-docente e mi occupo di formazione oramai da diversi anni. Troppo spesso però vedo una situazione che non posso più tacere, anche se non è la prima volta che ne parlo.
Sono molto indignata per la
facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e “torturati”
psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella
fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto
superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei
confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle
loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall’incombenza di
seguirli negli studi.
Troppo spesso i genitori mi
portano i loro figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti,
demotivati e senza più la minima autostima di se stessi.
Arrivano da me dicendomi che il
loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non
vuole studiare; che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che
l’insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando
arrivano da me hanno già fatto percorsi con il logopedista e il più delle
volte, il medico, gli ha certificato un ritardo nell’apprendimento.
Ma sapete una cosa? Nel 99% dei casi, il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro
di un anno scolastico tutte le carenze!
Mi sono chiesta più volte se voi
vi foste mai domandati come reagiscono i vostri figli a tutte queste chiacchiere
non vere sulla loro capacità di apprendimento. Vi siete mai chiesti cosa
provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche mediche e quelle
esercitazioni alienanti, ai quali vengono sottoposti anche solo perché hanno
una pessima scrittura? Vi siete mai chiesti guardando la calligrafia di un
medico se anche lui fosse disgrafico?
Ve lo dico io cosa pensano i
nostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi, stupidi, non
capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e
diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola
non rendono più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli
studi; dentro di loro si domandano perché devono continuare a studiare; perché
devono andare a scuola, a cosa serve… perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignata! con
insegnanti impreparati nella didattica che si sentono in diritto di
diagnosticare senza averne la competenza.
Sono molto indignata! con la
connivenza dei medici psichiatri che devono trovare necessariamente un’anomalia
in un bambino che ha solo bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di
apprendimento, mentre la loro diagnosi è basata su statistiche (vi ricordo che
Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando
terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e nonostante oggi
si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli ha
impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo).
Vogliamo parlare dei logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino
tediandolo con tanti esercizietti che allontanano sempre più il piccolo dalla
scuola? E tutto questo pur di non ammettere che quel paziente non ha bisogno
del loro aiuto, ma solo di una efficace didattica che loro ignorano
completamente.
Ma è tutto un sistema di scarica barile: l’insegnante ai
genitori, i genitori al medico, il medico al logopedista e il logopedista sul
problema diagnosticato dal medico che purtroppo si può migliorare, ma non
curare; e non c’è la cura semplicemente perché non c’è la malattia!
Ma sono indignata anche con voi
genitori! Che non avete la pazienza di ascoltarli i vostri figli; che li
imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto e nella
loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un errore grave,
molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare
indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che solo a
loro appartiene. Non avete voglia
di seguire e capire i cambiamenti che la scuola li costringe a sviluppare, non
avete la voglia di capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con
voi, con la maestra o con i compagni di classe. Perché è così: quasi sempre il
problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano.
Allora non distruggiamo la mente
e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il
vostro rapporto, di considerare quello che la maestra ha con vostro figlio o
vostra figlia, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in
quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia
e quindi a una diversità dai compagni di scuola. Ricordandovi inoltre che oggi,
quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso
di terminologia e medicalizzazione su bambini sanissimi per questione di
business. Non confondiamo le difficoltà didattiche e di rapporto con la scusa
della malattia, una malattia che nessuno ha organicamente riscontrato e che si
basa solo su statistiche. Eviteremo così di crescere bambini insicuri, ribelli,
aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima.
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Mi fa piacere che giudichi la scuola troppo "prestazionale". E' un punto sul quale vuoi lavorare? In che modo?
RispondiEliminaSabina Calogero scuola Manfredi
Se hai la pazienza di sfogliarlo anche indietro, questo blog, fin dai suoi inizi, rappresenta lo specchio di quel "modo".
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