Interessante articolo su WIRED, segnalato da Mariacristina. Lo allego di seguito, per stimolare riflessioni. In me ne ha stimolate, circa i tempi difficili in cui viviamo e questo continuo aggiungere figure di riferimento, strategie organizzative, su un terreno problematico nei suoi fondamentali, nei contenuti culturali e pedagogici. Dite la vostra, per una volta non su uozzàpp!
De Pres
La storia del maestro di Lessolo che, dicendo alla classe la frase: “Smettiamola di fare i cretini“,
non solo è stato sospeso dal servizio ( e poi reintegrato) ma ha
provocato uno sciopero della frequenza scolastica, ha avuto grande
richiamo sui giornali nazionali.
A fare notizia, non è stato l’atto in sè, ma il ruolo decisivo dei genitori, che non solo hanno protestato, ma hanno deciso di tenere i figli a casa, per dare voce e risonanza al loro malcontento. Che lo si voglia o meno ammettere, anche questa – o soprattutto questa – è la scuola 2.0 È una scuola 2.0 di fatto, perché non solo gli alunni, ma anche i genitori, sono fortemente digitalizzati.
Quasi tutte le mamme, e molti papà, fanno ormai parte di gruppi di genitori,
condividono e chattano su Facebook, richiedono aggiornamento e feedback
costanti rispetto a quello che succede in classe, si relazionano dando
quasi sempre la propria opinione. La maestra dà troppi compiti?Pochi compiti?I bambini sono più avanti con il programma rispetto all’altra sezione?Sono più indietro?La professoressa pretende troppo?La classe va in gita in pullman? E se l’autista fa un incidente?Si potrà mandare un sms all’insegnante alle 11 di sera per avvisare che il bambino era stanco e non ha fatto i compiti? La scuola italiana è completamente impreparata a
gestire il costante scambio di informazioni, di giudizi, di pareri e di
ansie. E dire che si stava meglio quando ci si fidava ciecamente della
maestra – che aveva sempre ragione – non serve assolutamente a nulla.
Se è importante, anzi fondamentale, ragionare sulla nuova didattica digitale, non si può far finta che, mentre la scuola nei suoi consueti tempi biblici si aggiorna, tutto il contesto resti immutabile. La fiducia tra genitori e insegnanti viene sempre meno per diverse
ragioni ( tra le quali lo scarsissimo investimento sulla formazione del
personale scolastico). Ma assume un ruolo fondamentale anche la continua
ricerca di feed back, di confronto e di rassicurazione, amplificata
dalla dinamica di gruppo – o addirittura di branco – che allarga le
ansie dei singoli facendole esplodere nelle chat. Davanti a questo confronto mancato, la scuola è rapidamente passata da luogo di delega a luogo di sfiducia.
Anche per questo i genitori – mi sia consentita una generalizzazione –
ascoltano sempre meno e parlano sempre di più, perché spesso
semplicemente non si fidano. È un male? È un bene?
Ognuno può avere le sue opinioni. Quello che è certo è che la scuola non
può continuare a far finta che tutto continui come prima. Davanti ad un
panorama così ribaltato nelle sue fondamenta, la famosa
digitalizzazione non può più avere a che fare soltanto con l’aumento
delle ore di informatica. La formazione dei più piccoli si basa infatti sui patti educativi: se genitori e insegnanti sono in perenne guerra fredda, sono gli studenti a vivere quotidianamente una situazione simile a quella di una famiglia sull’orlo del divorzio.
E come avviene per le coppie, se si vuole ricostruire un rapporto anche tra gli agenti educativi, non basta dirsi: “Stiamo insieme per il bene dei bambini“. Io non credo che né i genitori né gli insegnanti possano frenare questa deriva, che porta con sé una sofferenza continua degli studenti.
Ma, del resto, non si può continuare ad ignorare questo baratro in continua crescita. Per non subire una simile trasformazione sociale, ma incanalarla in
un sistema aggiornato, forse potrebbe essere utile una figura esterna:
un insegnante distaccato, o addirittura una sorta di mediatore sociale,
presente all’interno dell’organico scolastico, che possa bilanciare le
richieste dei genitori con le possibilità della scuola; raccogliere le
domande, i suggerimenti e anche le ansie spesso ingiustificate,
facendosene portavoce con gli insegnanti di classe, ma ricostruire
parallelamente un contesto di fiducia e di delega da parte dei genitori. L’istituzionalizzazione di una figura come questa in ogni plesso costa molto di più delle lavagne multimediali, e luccica di meno.
Ma persino la politica si è accorta che per digitalizzazione non si
intende soltanto saper utilizzare il pacchetto office, ma anche il
cambiamento strutturale nel rapporto con i rappresentanti e le
istituzioni. E per questo – nel bene e nel male – sta cambiando modalità
di relazione, di rappresentanza e soprattutto di comunicazione. Se vogliamo togliere gli studenti dal tritacarne della schizofrenia scolastica
– un lungo periodo di almeno dodici anni in cui gli viene chiesto di
essere sempre più bravi all’interno di un’istituzione in cui i genitori
ripongo sempre meno fiducia – bisogna riorganizzare il sistema. Se i genitori chiedono ascolto e confronto, bisogna saper raccogliere questa esigenza.
Se gli insegnanti non riescono più a lavorare e si chiudono a riccio di
fronte alle richieste ingestibili e a volte diseducative dei genitori,
bisogna aiutarli.
E questo non perché gli uni o gli altri abbiano sempre ragione, ma
perché la ricostruzione di un clima di fiducia è sempre l’unica strada
per evitare i divorzi dolorosi.
Ho lanciato questo sasso su Facebook, a una vasta platea, in tutta Italia e non solo. "Quesito per genitori e insegnanti. Nella classe di vostro figlio, ieri, si è
parlato di Giornata della Memoria? Mi interessa anche sapere qual
è il livello scolastico: elementari, medie, superiori…"
Di seguito, le risposte (criptando i cognomi), a cui potete aggiungere le vostre, oltre a ricavarne le dovute indicazioni:
LORENZA:Sì...e hanno proiettato "La vita è bella".[mio figlio fa la quinta elementare] SABRINA:no. non ne parla nessuno. nonsannno cosa dire..solo nel Liceo Artistico di mio figlio ... io farei vedere il Pianista..farei leggere Orlev. qui a Milano c'è il binario 21...meglio l'acquario..sono anni che lotto.. MICHELA: Si la direttrice stessa solo alle quinte e alle quarte...al colombini dalla grande quasi DANIELA: Sì. Li hanno portati a vedere "Corri ragazzo corri". Mia figlia è in prima media. MARCO: il mio l'hanno portato a teatro a vedere uno spettacolo a tema...4° elementare! LUIGI:Sì
e approfittando del fatto che una bambina curiosa portava in classe da
giorni il suo ''Diario di Anna Frank'',hanno deciso di leggere qualche
passo,promettendosi di farlo con continuità durante l'anno. (IV
elementare) STEFANIA:No! Hanno giocato con la neve (vivo in Svizzera) MA: Nelle scuole italiane all'estero si. Si lavora per almeno un mese. Si fanno lavori scritti. Film. Conclusioni. DANIELA: mia figlia, quarta elementare, è andata a teatro a vedere uno spettacolo sul campo di Terezin. STEFANIA:Le
mie figlie vanno in scuole svizzere non italiane ! Credo che ci sia un
tempo per tutto... Far conoscere presto la storia del fallimento umano,
secondo me non ha senso! Bisogna smuovere le coscienze degli ADULTI non
oscurare l'ingenuità dei bambini! VALENTINA:Si...primaria. MICHELA: Si la direttrice stessa solo alle quinte e alle quarte...al colombini dalla grande quasi 0. Mio figlio quinta elementare,la grande liceo KATIA: Nella
classe di mia figlia, 3^ liceo, hanno fatto osservare un minuto di
silenzio, senza però nulla spiegare, senza dire che il 27.1.45 vennero
aperti I cancelli del lager di Auschwitz. ... STEFANIA:Il silenzio... bella cosa! Ma senza spiegare è strano no? Cosa avranno pensato i ragazzi in quel minuto ?! Katia?! GIUSEPPE:e dal 20 che ne parlano ,3° e 5° elementare....... MICHELA:Certo
magari parlarne anche in casa aiuta....i miei figli sono molto ben
informati sull'argomento e reputo la cosa necessaria e giusta! KATIA: Mia
figlia stessa ha criticato questo comportamento, Stefania. È che si dà
tutto per scontato, ed è proprio qui che si annida il pericolo. Sempre. ANGELA: Ho
due figli, Rosalbino di 18 e Margherita di 9. Frequentano
rispettivamente il quinto liceo scientifico e la quarta elementare. Son
tredici anni che ci sorbiamo sta manfrina! Progetto Gutemberg compreso KATIA:Angela: "manfrina"? MAURIZIO: Due
bimbi, materna ed quinta elementare. Al primo no. Alla seconda sì. La
maestra ha parlato loro del nazismo, dei campi, dello sterminio, dei
camini e delle docce, dei capelli e dei denti. Io, come tante altre
volte, sono orgoglioso della maestra di mia
figlia. Grazie alla quale agata conosce i sabini e gli egiziani, ma
anche i Beatles, martin luther king, Nelson Mandela, JFK, Hitler,
Stalin, Ho Chi Min. Scuola pubblica, Firenze, quartiere piccolo medio
borghese. MAURIZIO:"Manfrina"? Spera non tocchi mai le nostre famiglie Angela. Perché le nostre comunità, invece, ne furono toccate, eccome. STEFANIA: Maurizio... posso chiederti cosa pensa la tua bambina? Curiosità e per approfondire la cosa! Grazie MAURIZIO:Ne
abbiamo parlato a colazione, anche con il.piccolino. Non le ho chiesto
di valutare, ho solo ascoltato il suo racconto. Era emozionata, pensando
che quelle cose terribili erano vicine nel tempo, contemporanee alla
gioventù del nonno. AEGLE: Liceo.
Due conferenze per le quinte sulle leggi razziali, due spettacolo
teatrali (Io mi ricordo e Farfalle). Video dei sopravvissuti italiani
(Memorie). Consegna di diplomi a ex allievi espulsi nel 38 perché ebrei,
intitolazione della presidenza a ex preside ucciso ad Auschwitz. ANGELA: Non
voglio sembrare irriverente verso le vittime dell'olocausto. .per
carità, ma non si può far lavorare tutto l'anno scolastico, moltiplicato
per 13, su un solo evento della storia..se pur tragico. STEFANIA:Chissà perché non parlano della tratta degli schiavi... ah già... non è successo in EUROPA! CATERINA:In
classe di mio figlio (ora fa la prima media) se ne è sempre parlato con
dibattiti, approfondimenti, visione di film. Lo scorso anno Arrivederci
Ragazzi. Oggi La ladra di libri. TIZIANA: Media, non ne hanno parlato. Quando era alle elementari si MARCO: Mia figlia, Quarto anno di Istituto tecnico professionale per il design e la moda. Roma. Intera
giornata scolastica dedicata alla Giornata della memoria, con
proiezioni, incontri, dibattiti ed esercitazioni in tema (preparazione
di materiale e cartellonistica). STEFANO: All'Alberoni di Piacenza ovviamente SI. FRANCESCA: Sì .mia figlia 3 a media . Hanno fatto serata teatro di lettura di testimonianze e facendo veder filmati toccanti. ELENA:Noi
ne abbiamo parlato. Come ogni anno. E quest'anno in particolare abbiamo
organizzato uno spettacolo commemorativo in collaborazione col comune
nella palestra della nostra scuola media e mandato in onda il 27 su
Teleromagna mia canale 193. Magari lo si riesce anche a rivedere. Mia
figlia, altra scuola e altra provincia, seconda elementare: ne hanno
parlato con letture e disegni. AGNESE:Mio
figlio fa la seconda elementare (scuola statale in Piemonte) e si,
hanno parlato della GdM (non so precisamente a quale livello di
dettaglio) e hanno piantato un ulivo nel giardino della scuola. MARIDDA:Sì.
In quinta e seconda elementare. Il primo con visione a teatro dello
spettacolo "Il bambino con il pigiama a righe", il secondo con letture
in classe del diario di Anna Frank. SIMONA: No. 4 elementare. NICOLETTA: Elementari sì tutte le classi. Sarzana. MARC: Ciao
Lorenzo. Mia figlia ha fatto le elementari in Italia fino alla terza ma
non se ne è mai parlato. Adesso frequenta la seconda medi in spagna e
lì invece se ne parla ( anche lo scorso anno in prima media ).
Quest'estate quando è venuto a trovarmi in agosto, mi ha chiesto di
prenderle il libro di Anna Frank anche in italiano... PATRIZIA:insegno
in un professionale, ieri siamo tutti andati a vedere "corri ragazzo
corri" , ne abbiamo parlato, ne parleremo, le classi quinte sabato
scorso hanno partecipato a un reading cittadino per la giornata della
memoria. ogni anno se ne parla e ci si confronta. nel liceo di mio
figlio hanno visto un documentario sui rapporti tra chiesa e nazismo, e
miofiglio di 5 anni mi ha chiesto come fosse ilfilm, glielo ho
raccontato frammisto ai ricordi dei racconti di mia nonna, sa che ci
sono posti nel mondo dove i bambini sono meno fortunati e non hanno da
mangiare,da vestire, c'è la guerra, come da noi tanti anni fa....i
bambini non sono scemi GIACOMO: Sì, io, insegnante di Lettere, l'ho fatto nelle mie classi, seconda e terza superiore. Ho
portato un libro di Primo Levi e uno di Elie Wiesel, ho detto loro
cosa è il Giorno della Memoria, cosa è successo e ho parlato con loro
del perché. GIACOMO:A
Rimini abbiamo un progetto di livello nazionale che coinvolge
elementari e medie e con uno sforzo speciale sulle superiori, di alto
livello, con alta supervisione scientifica e molti eventi che durano ben
più di un giorno. Non è solo "un evento tra tanti
seppur tragico" ma un evento con elementi storici totalmente diversi da
altri stermini e atrocità (che pure esistono numerose) che per questo
richiede uno sforzo didattico speciale. GAIA: Genova. Nella
classe di mio figlio (seconda elementare) no, nell'istituto tecnico in
cui insegno per fortuna ci sono due insegnanti che - malgrado
l'ostruzionismo di altri docenti - si organizzano ogni anno per dedicare
una giornata a questo tema coinvolgendo gli studenti a vari livelli.
Una delle due è su Facebook, se ti può servire vi metto in contatto. PAOLA: Piacenza. Io
nella mia classe (una terza primaria) ne ho parlato partendo dalla
lettura de "La portinaia Apollonia" di Lia Levi. Nella classe di mio
figlio, invece, (una quarta primaria) nemmeno un cenno. ROSSANA: Se
ti interessa anche il punto di vista di una docente, sì, nelle mie
classi ne abbiamo parlato (superiori), lo facciamo tutti da anni,
organizzando eventi, partecipandovi o semplicemente leggendo
testimonianze, parlando con gli studenti, osservando immagini ...
Insomma, in tutti i modi. Stessa cosa per la Giornata del Ricordo. E col minuto di silenzio al suono della campanella. Ma non si fa così dappertutto? LUCIANA: Ti
rispondo come mamma e come insegnante. Nella scuola Primaria di mio
figlio Francesco ne hanno parlato, mentre nella scuola di mio figlio
Lorenzo, che frequenta il primo anno di liceo scientifico, no. A casa
peró ne abbiamo parlato a lungo insieme. Come
insegnante ho parlato della Giornata della Memoria sia con i ragazzi
dell'Istituto Tecnico dove la settimana scorsa sono stata supplente di
Storia che con alcuni bambini delle Medie che frequentano la mia ora di
alternativa all'insegnamento della religione. Abbiamo letto
testimonianze e visto un film ("Train de vie"). LAURA:Settimana dedicata all'Olocausto e a tutte le persecuzioni razziali con documenti scritti e video. 2^ liceo